mercoledì 7 gennaio 2009

Apologia sul Congo


L’africa è probabilmente uno dei territori più discussi e meno conosciuti. L’africa è un po’ come Parigi. Non per la gente che la popola (in tal caso sarebbe senz’altro Marsiglia), ma piuttosto per il tentativo di ricostruire qualcosa che aveva un fascino e che ora è immancabilmente mutato. Non necessariamente perduto. Un fascino che viene direttamente dai primi del novecento, dai primi scrittori moderni che si sono persi tanto a Pigalle, quanto a Katmandu. Da una parte cercavano paradisi artificiali, e dall’altra trovavano quelli naturali, e per quanto si cerchi di rimanere fuori da questi concetti si trova sempre dietro un angolo di Montmarte un italiano vestito come un gondoliere col basco sulla trequarti che ha anche preso una parlata alla Patty Pravo -versione tempi moderni- che ormai è tRRooooppo che sta a PaRRiji, o sulle spiagge di Malindi una 45enne coi treccioloni piena di braccialetti e vestita con dei panni che abbraccia orgogliosa un masai. Tutto questo nel tentativo di ricalcare un immagine che sta ormai solo nei libri di Wilbur Smith e nelle gesta mitiche di Allan Quaterman. Le miniere di Re Salomone rimangono comunque un po’ nel cuore di tutti e in fondo ognuno le cerca a modo suo.

Poi quando si prende famigliarità con un posto, si conosce il territorio, si parla con le persone, poco a poco questo diventa sempre più familiare meno selvaggio, e troppo spesso anche meno affascinante. Il fascino va a braccetto con lo sconosciuto e lo sconosciuto va a braccetto con una giovane donna sola. Per cui di colpo si perdono le tracce di un antico splendore e di tutte le giovani donne sole. Ci sono due soluzioni: la prima è continuare a far finta di niente, continuare a pensare che nulla sia cambiato, non accorgersi che la ragazza si chiama Bugambo ed è un omone di due metri e ritornare all’aeroporto di Malpensa con la collana di fiori al collo e pensare di saper suonare il tamburo. La seconda è lasciar stare le donne e osservare un po’ più a fondo. Quello che ne viene fuori è qualcosa di strano e complesso. Qualcosa che forse verrà fuori pian piano a chi avrà la pazienza di leggere questo blog. Non è un immagine chiara e precisa. È sfocata e ha dei contorni non molto chiari ma molto piacevoli. Tipo quelle foto da concorso che tutti, giuria a parte, pensano sia una cagata pazzesca. Questo suppone che mi io mi vada ad annoverare tra le persone che hanno scelto la seconda opzione e che sono stato ampiamente alla larga da Bugambo.

La terza via è il Congo. Anch’esso non è immediato. Non è tutto lì come ci si aspetta, ma guardando bene il Congo è l’Africa nera. L’Africa che bolle l’esploratore in pentola. L’Africa con l’osso nel naso. L’Africa con i tamburi il voodoo, il reagge e un sacco di confusione geografica. Un Africa che probabilmente non è mai esistita, ma che si capisce perfettamente da dove sia stata partorita. Da un territorio così vasto e misterioso che, benché lo abbia conosciuto solo per una settimana, ed in una settimana per giunta, stimola tutte quelle immagini di cui sopra. Ma queste non credo siano legate alla scarsa conoscenza benché evidente. Credo siano insite nella sua natura, nella gente, nella vastità, nei conflitti, nelle linee di confine, nelle asserzioni incomprensibili, nella lingua, nella visone delle persone, nell’ineluttabilità degli eventi e nella caparbietà e nell’ostinazione. Caratteristiche tipicamente africane che si esasperano in quel grande pese che sta là nel mezzo.

È per questo che malgrado il fango, le strade, le multe, la corruzione e mille altre cose terribili che ancora non ho sperimentato, proprio non ce la faccio ad arrabbiarmi. Solo ricordamene e sorridere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

..TI ADORO!!
HAI SCRITTO TT CIò CHE SI POTEVA SCRIVERE..SEMBRAVA DI LEGGERMI!!
DAAAAAI TORNA NELLA CONFUSIONE ATAVICA BUKAVIANA..SENZA TE, BASTA FURTI DI CIOCCOLATO BELGA, BASTA BIRRA, BASTA CINEFORUM, BASTA PRIGIONIE..CHE NOIAAAAAA!!

Anonimo ha detto...

ehehe gran bella cosa questo viaggio, mi fa piacere seguirti via internet.

saluti molto meno sporchi da una linda barcelona

Stef