lunedì 5 gennaio 2009

La foto dell'anno

Non che non lo sapessi. Non che mi pensassi superiori alle dinamiche che affliggono bene o male tutti gli stranieri, neri o bianchi, cooperanti o cooperati, scaltri o tonti, rodati o novizi, fotografi o ritrattisti, figlidipà e figlidipù. Il problema a Goma, quello a Kinshasa, quello dell’intero Congo da Lubumbashi a Bondo, passando per il Sud Kivu trova il suo perno sull’enormità del territorio, che favorisce dinamiche di controllo fallimentari delle istituzioni portando soldi solo fino ad un certo livello. Chi c’è sotto fa la fame. E quando chi fa la fame ha un fucile, una divisa, o anche solo un tesserino, spara la sua fototessera in faccia a chi -la faccia- ce l’ha solo su un passaporto; e neanche con se.

Forse le intenzioni all’inizio erano buone, anche perché dopo venti minuti di discussione il tutto si risolve con una stretta di mano; ma c’è sempre il burocrate che nasconde dietro alla maschera di gesso una faccia di bronzo e ti accompagna ad espletare le “formalità”.

In ordine: nella piazza centrale di Bukavu c’è un memoriale di due vescovi: uno assassinato in piazza, l’altro morto a Roma dopo un lungo esilio e quindi anch’esso assassinato per la maggior parte dei congolesi. Cadendo un po’ tutto a pezzi mi sembra doveroso fotografare l’unico pseudo monumento presente in città. Se non che un poliziotto, con la buffissima divisa congolese, casco di metallo tipo stumtruppen, blu e giallo, a cui si fatica dare un’autorevolezza, comincia a chiedere l’autorizzazione per le foto, se sono un giornalista o figlio di Kabila. Perché in caso contrario sono CONTRO LA LEGGE. Tattattattàààà…. aggiungo io. Eccone un altro che vuole 5 dollari. Sfoderando una dialettica proverbiale riesco a convincerli (uso il plurale, perché nel frattempo i vigili urbani sono 3 i poliziotti 5 e i militari 8, in una progressione di Fibonacci) , che non sapevo fosse proibito, non avevo intenzione di far male a nessuno, e che in ogni caso cancello le foto. Pari e patta. La folla che si è raggruppata attorno a noi acclama come dopo un rigore concesso. Scambio di nomi, provenienza e il tipico calore congolese. Ma il burocrate è in agguato. Il cartellino appeso e il sorriso stampato. Hai voglia di dirgli che è già tutto risolto. Dobbiamo andare a lavorare, e anche lui.

L’ufficio è di gran lunga peggio del bagno dell’autogrill di Bologna dopo Fiorentina Atalanta (1-1 molto discusso), il verbale stilato su foglio bianco A4 con carta carbone per duplice copia, e una formalità, una gentilezza e un sorriso alla vaselina che fanno supporre dove tutto andrà a finire. E infatti per evitare il carcere e lavori forzati per 12 anni (così minacciato dalle autorità dei servizi segreti congolesi -che si aggiungono in numero di 4 ai precedenti funzionari-) il nostro mediatore ci rassicura e ci fa uscire in tutta fretta dicendo che è andato tutto bene. Ma ne parliamo fuori. Così cosa ci hanno messo nel culo non lo ancora capito, ma dal portafoglio hanno sfilato 240$, ma siamo stati fortunati… erano 245$. Ci ha fatto lo sconto. Ovviamente per questo post la foto non c’è.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cazzo, muy buena la página. Lindo viaje te mandaste eh?! Dónde estás ahora?? Bueno cazzele, un abrazo grande! Jonatan de Uruguay (jonatan@movinet.com.uy)